L'avvento di Draguluin

1276-1377 D.C.

Quando varcò per la prima volta le porte della capitale imperiale, Iolas Neremyn Draguluin era un giovane individuo, apparentemente sulla ventina, con il fisico slanciato ed asciutto, e gli occhi vivaci. La sua pelle abbronzata e coperta da numerosi tatuaggi lasciava pensare ad uno di quei selvaggi che vivevano nei confini nord-est dell’impero, che avevano dato tante noie alle truppe dragoniane. Nonostante la sua sottile costituzione, egli doveva aver combattuto molto, come facilmente intuibile dalle numerose cicatrici che ricoprivano il corpo. Sul lato sinistro del volto, una ferita da taglio gli aveva tranciato a parte superiore del padiglione auricolare, mentre al lato opposto una profonda ustione aveva deformato mascella e spazzato via l’intero orecchio, lasciando posto solo ad un piccolo buco. Il suo unico indumento era un grosso sacco di juta legato alla vita, che gli scendeva fino alle caviglie, mentre torace e piedi erano rigorosamente scoperti.

La schiavitù

Era l’inverno del 1276 D.C., ed egli era parte di un gruppo di prigionieri catturati dalle truppe dragoniane nei confini imperiali e sfruttati come manodopera a basso costo. L’impero era profondamente multi-etnico, e la schiavitù di un altro individuo era bandita. Nonostante questo, i prigionieri di guerra erano quanto più vicino si potesse immaginare ad uno schiavo: dal momento che erano “nemici”, avevano un debito verso la società, che veniva quantificato in numerosi anni di lavoro al servizio di qualche potente. Nel caso di Draguluin, poco dopo la sua cattura il prefetto di Orethor aveva decretato con la faccia annoiata che egli avrebbe saldato il suo debito in 30 anni di lavoro presso la capitale. Pare che il ragazzo, che all’epoca non conosceva il Comune, avesse fissato il prefetto con un lungo sguardo interrogativo, prima di essere portato assieme ai suoi altri compagni su un carro.

Una volta giunto alla capitale, Draguluin venne quindi dato in servizio al Tempio. Il suo fisico asciutto, diverso da quello dei suoi compatrioti, sembrava poco adatto al lavoro pesante. Così, passò i successivi anni spazzando e pulendo le grandi sale, servendo e cucinando per i monaci, e gestendo l’orto e i giardini antistanti alla struttura. In quel frangente apprese il Comune, sia nel parlato che scritto. Inoltre, fu introdotto al culto dei Nove, e col tempo iniziò a partecipare ad i riti ed alle preghiere. In più di una occasione i monaci si stupirono della sua intelligenza, di quanto velocemente egli comprendesse complessi concetti teologici, e di come spesso si ritrovassero a discutere con lui alla pari. I 30 anni di servitù trascorsero in fretta, e per Draguluin giunse il tempo di riprendere la libertà. Il mese prima del termine, l’Abate Priore lo convocò nel suo studio, e gli comunicò che presto sarebbe arrivato il tempo di riprendere la sua vita. Con sorpresa, tuttavia, Draguluin rispose che la sua vita era oramai nel Tempio e che, se nessuno aveva qualcosa in contrario, egli avrebbe voluto continuare a servire i Nove come iniziato.

La Carriera nel Tempio

Dal momento che, quando era stato catturato, egli non parlava il Comune, le autorità avevano stimato la sua età sui vent’anni, ed avevano trasmesso questa informazione alle cancellerie imperiali. In quest’ottica, la sua liberazione avrebbe dovuto coincidere intorno ai suoi cinquant’anni, età nella quale egli avrebbe difficilmente potuto riprendere a combattere contro le truppe dragoniane. Ma le verità era che nessuno sapeva (nè si preoccupava di sapere) quanti anni avesse veramente Draguluin, sopratutto per via dei numerosi tatuaggi che mascheravano i tratti del suo volto e rendevano difficile decifrarne l’età. In ogni caso, nell’inverno del 1306 D.C. Draguluin divenne un nuovo iniziato presso il Tempio e, quando l’informazione venne trasmessa alle cancellerie imperiali, l’impiegato annotò in calce al documento “l’iniziato più anziato della storia della città”.

Draguluin fece una rigogliosa carriera al Tempio. Nel 1320 D.C. venne promosso ad Abate Priore. Nel 1335 D.C. egli divenne Sacerdote Vicario. Nel 1339 D.C. era la persona più anziana ed autorevole e divenne Sommo Sacerdote e Capo della Chiesa Dragoniana. Nel 1345 D.C. egli incoronò personalmente il nuovo imperatore Aerus III, e si impose come figura di prima grandezza all’interno della struttura imperiale. E poi continuò ad esserlo per i trent’anni successivi fino quando, nella primavera del 1375 D.C., qualcuno cominciò a sospettare che qualcosa non quadrasse.

Con il senno di poi, era strano che nessuno si fosse accorto di niente fino a quel momento. Tuttavia, benchè l’impero avesse delle cancellerie molto precise che annotavano tutte le informazioni sui cittadini, la gente raramente si prendeva la briga di consultare gli archivi. La vita quotidiana andava avanti nell’assunto che tutto fosse stato controllato e verificato e, per questo motivo, molti non notarono le incongruenze davanti ai loro occhi. Un giorno, però, arrivò la notizia della morte del Sacerdote Vicario, una illustrissima persona considerata per anni come il più probabile successore di Draguluin. Egli aveva più settant’anni e la sua fragile salute aveva ceduto innanzi al peso dell’età. In quel momento qualcuno si pose per prima volta la fatidica domanda: “ma se il successore è morto di vecchiaia, quanti anni ha davvero il Sommo Sacerdote?”.

Da allora la verità emerse in tutta la sua evidenza. Stando agli archivi, Draguluin era arrivato a Dragonia novantanove anni prima con un documento che lo attestava sui vent’anni. Anche assumendo che all’epoca avessero sbagliato a calcolare la sua età, egli dovrebbe comunque essere pluricentenario. Eppure, a guardarlo, egli non appariva affatto come un vecchio senile. Per quanto i tatuaggi mascheravano i suoi tratti, era evidente che era in forze e lucido. Se fosse stato umano, egli non avrebbe avuto più di quarant’anni. Ma, come era oramai evidente a tutti, egli non era affatto umano. Le sue ferite alle orecchie avevano impedito di riconoscerlo subito, la sua pelle scura era stata erroneamente scambiata per quella di alcuni popoli selvaggi, ma egli aveva del sangue elfico.

Caduta e Rinascita

Non c’era nessuna legge che impedisse ai vari ceppi elfici di assumere posizioni di rilievo all’interno dell’impero. Tuttavia era prassi consolidata che non dovesse essere così, dal momento che la loro vita lunga avrebbe conferito un grande potere nell’amministrazione dello stato, ed avrebbe messo in difficoltà l’imperatore. Alla fine, è meglio obbedire ad un regnante che è in vita da pochi decenni, o ad uno che ha avuto secoli di esperienza? Così, quando la notizia si diffuse alla corte imperiale, molti giudicarono scandaloso che un elfo fosse arrivato ad una posizione di così grande prestigio. Tuttavia non vi erano termini legali per punirlo, o quantomeno destituirlo.

Il consigliere di Aerus III propose di inquisirlo per aver mentito sulla sua origine. Tuttavia questa strategia si rivelò impervia, dal momento che non esisteva nessun atto in cui Draguluin aveva dichiarato di essere umano, o comunque qualcosa di diverso da un elfo. Si decise allora di destituirlo per aver mentito sulla sua reale età. Tuttavia, Draguluin si oppose a questa decisione, facendo notare come la stima della sua età fu fatta quando egli ancora non capiva il Comune, e che per ciò non fosse imputabile a lui. Questa risposta, per quanto legalmente valida, fece storcere il naso alla corte imperiale. Il Sommo Sacerdote aveva vissuto quasi un secolo nella società dragoniana, ed aveva avuto modo di conoscere in modo approfondito gli usi e le prassi. Possibile che, ad un certo punto, non si fosse reso conto della situazione? Possibile che non sapesse che la sua fulgida carriera dipendeva dall’ambiguità sulla sua origine?

Un giorno di primavera, Draguluin fu trovato riverso sul suo scrittoio, dopo aver bevuto una tisana nel quale era stato versato un potente veleno. Immediatamente fu aperta una indagine per far luce sulla situazione, ma nessuno scoprì mai il mandante di questo efferato omicidio. Per quanto nessuno osasse ammetterlo ad alta voce, era un pensiero assai condiviso che qualche dignitario della corte, esaurite le vie legali, avesse deciso a ricorrere a metodi più pragmatici. Il cadavere fu esposto nella cripta del Tempio per tre giorni; durante questo tempo un’immensa folla venne ad omaggiare colui che aveva guidato spiritualmente la capitale per così tanto tempo. In seguito fu organizzato un grande funerale, nel quale il suo corpo venne portato in processione lungo tutta la città. In questo frangente, davanti ai dignitari imperiali, clericali e militari, ma soprattutto davanti alla popolazione della città, un forte vento fece scoperchiare la bara, ed il corpo di Draguluin si rialzò, animato da una nuova vita.

Ancora oggi si dibatte su quello che sia veramente successo. La reazione immediata dei fedeli fu di di invocare il miracolo. I Nove avevano voluto onorare il loro campione davanti agli occhi di quanta più gente possibile, ad allora inviarono il Grigone dell’Aria ad infondergli un nuovo soffio vitale. Qualcuno, più scettico, attribuì l’evento alla fisiologia elfica, assai più resistente di quella umana. In quest’ottica, il veleno ingerito non lo avrebbe ucciso, ma si sarebbe limitato a farlo cadere in uno stato di stasi prolungata. I più maligni, infine, mormorarono come egli avesse orchestrato tutto, inscenando la propria morte per poi apparire innanzi al maggior numero di persone possibili come il benedetto dai Grigoni. Qualunque sia stata la verità, egli era oramai diventato un campione dei Nove Grigoni. Era intoccabile, e nessuno avrebbe mai potuto contestare la sua posizione a capo della chiesa.

L’Apostasia

Nonostante le dicerie sulla sua dipartita, Draguluin rimase profondamente scioccato da quell’esperienza. Nelle settimane successive si dimostrò assai inquieto e meditabondo, al punto che trascurava gli affari nel Tempio. Un giorno, convocò il nuovo Vicario, e lo informò che aveva bisogno di solitudine e riflessione, e che perciò delegava a lui tutti i doveri della sua posizione. Si richiuse in una cella isolata, dove passò due settimane senza contattare nessuno, ma meditando e consultato testi di teologia. Al termine di questo tempo, egli chiamò di nuovo il Vicario e lo informò che intendeva abdicare. Quindi, raccolse le sue cose in un piccolo bagaglio e partì. L’evento lasciò di stucco tutti i sacerdoti. Cosa poteva mai essere successo nella mente di quell’individuo? Aveva visto qualcosa nel suo breve viaggio nell’aldilà che aveva fatto vacillare la sua fede? Il Grigone dell’Aria aveva resuscitato altri in passato, eppure nessuno aveva avuto queste reazioni. Cosa aveva colto che ad altri era sfuggito?

Per l’anno successivo la vita nella capitale riprese senza inceppi. Al Tempio fu nominato un nuovo Sommo Sacerdote, ed alla corte imperiale molti commentarono come alla fine tutto si fosse risolto per il meglio. Nessuno sapeva dove Draguluin fosse andato di preciso. Alcuni sostenevano che fosse tornato nelle terre della sua infanza, tra le tribù di selvaggi in cui era stato trovato. Altri sostenevano che fosse stato visto a Tarmush, o a Lim Noo. Voci di molteplici avvistamenti, in posti molto diversi gli uni dagli altri, si susseguivano incontrollati. Solo nella primavera del 1377 D.C., sulla porta della cattedrale delle principali città del continente, venne fatto appendere un documento scritto di suo pungo.

 

La verità su coloro che chiamiamo Grigoni

Cittadini dell’Impero, della Federazione Ribelle e delle città neutrali. Vengo da voi con questo scritto a portarvi la verità sugli esseri che chiamiamo Grigoni. Essi sono potenti, possono alterare la realtà, ed hanno continuamente dato a noi la prova della loro esistenza. Per questo motivo, noi, li veneriamo come Dei.

Ma ha senso questo? Agli occhi dei cittadini dragoniani, l’imperatore è potente, può cambiare la condizione delle loro vite, ed inequivocabilmente esiste. È egli quindi autorizzato a credersi un Dio? Agli occhi di un bambino ogni adulto è potente, può cambiare la condizione di molte cose, ed esiste. È quindi ogni adulto autorizzato a credersi un Dio?

Non fraintendiamo il potere per divinità. Non fraintendiamo l’impatto sulla nostra vita per divinità. Un Dio è molto di più. Un Dio dovrebbe esistere prima di ogni cosa, prima dell’avvento del mondo, prima della creazione dei popoli. Un Dio è antecedente al mondo che domina, non ne è la conseguenza. Nonostante tutti gli anni di vita e di studio non so se esistano tali entità. Una cosa però so con certezza: i Grigoni non sono Dei.

Chi sono dunque? Si tratta di manifestazioni antropomorfiche della nostra esistenza, espressioni della complessità della nostra vita. Giacché tutti i popoli si confrontano con la furia delle tempeste e dei maremoti, allora questa paura ha preso forma divenendo un essere soprannaturale che può fulminarci a propria discrezione. Giacché tutti i popoli si fanno la guerra tra di loro, allora ha preso forma un’entità capace di infonderci vigore e furia guerriera. Giacché tutti gli individui sanno di dover invecchiare e morire, questa consapevolezza ha preso vita e ci accompagna verso il mistero dell’aldilà.

Non sono stati loro a creare noi; siamo stati noi a creare loro! Sono nati dai nostri pensieri, dalle nostre paure ed emozioni, dalla cruda realtà con cui ci confrontiamo ogni giorno. Le nostre preghiere, danno loro forza, ed è per questo che premiano coloro che gli sono fedeli. Siamo noi che diamo loro la forza di dominare su di noi. Siamo noi che li abbiamo creati, e perciò siamo noi a comandarli. Non c’è ragione per cui noi dobbiamo essere schiavi a queste entità.

Non credete ai teologi che ci convincono ad avere paura. Smettete di adorarli e loro perderanno il loro potere su di noi. Smettere di crederci ed essi si dissolveranno nell’oblio. Fratelli! Riunuamoci, il terzo giorno del nono mese del 1377 D.C., a sei mesi da oggi, presso la città di Hrin. Riuniamoci in un grande rito nel quale, noi tutti, all’unisono, impareremo come liberarci dei nostri carcerieri. Sarà un evento rivoluzionario di una dirompente potenza, che, per il solo fatto di essere avventuo, indebolirà il potere dei Grigoni su di noi.

Fratelli, per riprendeteci la nostra libertà basta un pensiero, quindi, anziché pregare, pensiamo!

 

Questo testo, affisso a brevi intervalli in tutte le città del continente, ebbe un effetto dirompente tra le genti di ogni origine e stato sociale, al punto che le alte sfere politiche e religiose imperiali si sentirono costrette a confrontarsi con i loro omologhi della Federazione Ribelle per capire come poter meglio gestire la situazione. Per via del suo lungo incarico come Sommo Sacerdote, e della sua spettacolare resurrezione, Draguluin aveva un’alta popolarità, sia nei territori dragoniani che fuori. Quindi, se egli aveva deciso di rifuggere totalmente il credo dei Nove, molti trovarono naturale aggiustare le loro credenze. Per arginare la sizuazione, nell’estate di quello stesso anno, l’imperatore dichiarò Draguluin eretico, e proibise severamente ogni riferimento ai suoi testi. Tuttavia, anche così, era difficile per le guardie controllare e mantenere i discorsi nelle taverne e nelle strade.

Si arrivò quindi all’autunno di quell’anno. Alla data fissata, una folla numerosissima si era accalcata alle porte della città neutrale di Hrin per partecipare al rito. Questo luogo, posto al di fuori sia del controllo imperiale che federale, era stato scelto con estrema intelligenza, visto che nessuno dei due maggiori eserciti aveva mai osato invaderlo per evitare di riaccendere una guerra con l’altro.

Tra gli applausi degli astanti Draguluin salì su di un palchetto di legno, fatto costruire per l’occasione. Con un gesto del braccio intimò il suo pubblico al silenzio, e si schiarì la bocca per parlare. Tuttavia non riuscì a proferire alcuna parola dal momento che un portale oscuro si aprì sotto i suoi piedi. Contemporaneamente, un fulmine cadde dal cielo sulla testa dell’elfo che, soggiogato dal dolore e dallo spavento, cadde dentro quel vortice nero. La folla trattenne il respiro mentre vide il portale chiudersi e scomparire. Quello che avevano visto era operato dei Grigoni che avevano voluto condannare l’eretico, ma soprattutto avvertire tutti coloro che gli stavano intorno. Chi sfida l’autorità dei Nove viene punito con estrema durezza.

Epilogo

Per concludere, chi era davvero Draguluin? Sicuramente un elfo, probabilmente del ceppo oscuro, che fu trovato per caso nelle periferie dell’impero. Nei precedenti due secoli, vi erano stati avvistamenti di piccoli gruppi di elfi oscuri nelle foreste lì vicino, quindi non era impossibile che uno dei loro figli fosse finito a vivere assieme a delle tribù selvagge della zona. Si è molto dibattuto, invece, sulla caratura morale del personaggio. È stato una vittima degli eventi? O ha intenzionalmente macchinato per raggiungere il potere? A questo quesito, purtroppo, non è possibile dare una risposta, dal momento che non esistono documenti o testimonianze di come egli fosse privatamente. Certo è che aveva una intelligenza fuori dal comune, probabilmente superiore anche a quella delle altre genti elfiche. In questo modo aveva compreso qualcosa sulla natura dei Grigoni che era sfuggita alla maggior parte dei teologi fino a quel momento.

Infine, nessuno sa cosa intendesse fare una volta rovesciati di Grigoni. Forse sognava un mondo libero, non vincolato dal giogo della religione. Oppure avrebbe cercato di sostituirsi ai Nove, rimpiazzando il loro culto con quello di un unico Dio: lui. Certo è che, se le sue teorie erano corrette, e se quindi il potere deriva dalle preghiere dei propri fedeli, allora Draguluin avrebbe presto raggiunto un seguito abbastanza importante da potersi sostituire ai Grigoni. Forse, questo processo si era già messo in modo ed egli, al momento in cui cadde dentro quel portale, era già in parte soprannaturale.

La Storia Continua...

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