l'Approdo

1425 D.C.

“Addio Dragonia. Addio terra natale. Addio mondo di gioia e lacrime. Ti lascio nelle mani del traditore Signore del Sangue. Che egli possa banchettare sulle spoglie di questo continente che non ha più nulla da offrire.”

La fuga

Logan Pervell non aveva fatto parte della spedizione che scese nelle viscere della terra poiché aveva una sua missione che veniva direttamente dal Grigone delle Paludi. Nessuno sapeva in cosa consistesse, ed egli mantenne sempre un grande riserbo sui dettagli. Si seppe solo che, nelle due settimane che precedettero la discesa nella grotta, egli salpò su di una goletta, con un folto equipaggio di marinai e falegnami, e la stiva carica di grandi quantità di legname.

Arrivò quindi il giorno dell’impresa, e di Logan non vi era ancora alcuna notizia. I 30 uomini scelti da Demoria partirono per liberare i Grigoni, lasciarono la città di Dragonia piena quasi interamente di bambini ed anziani, e con solo qualche guardia all’ingresso. Quasi 15 ore dopo, la spedizione fece ritorno capeggiata da Axel Garreth. Questi brandiva un martello circonfuso di luce, ma aveva lo sguardo cupo. La missione poteva dirsi un successo, visto che erano riusciti a liberare i Grigoni. Tuttavia, più della metà delle persone era morta durante l’impresa. Inoltre, avevano rivelato la loro presenza agli araldi di Vargo, e forse presto questi si sarebbero riversati sulla città. Tutto ciò non aveva il sapore della vittoria, sembrava piuttosto una condanna per l’ultima comunità sopravvissuta del continente. Che senso aveva avuto liberare i Grigoni se, da lì a poco, non sarebbe sopravvissuto nessuno che li avrebbe potuti pregare?

Così pensava Axel mentre controllava con preoccupazione lo stato delle mura della città. Parte di queste erano rimasugli della vecchia capitale imperiale, distrutta dalle forze di Ade. Negli anni le parti più pericolanti erano state rattoppate alla meglio, ma certo non avrebbero potuto offrire una seria difesa contro un’invasione di demoni. Ci sarebbe voluto un miracolo, ma purtroppo i Grigoni apparivano ancora deboli a causa della loro lunga prigionia. Che aiuto avrebbero potuto dare? In quel mentre, dal torrione di destra, una guardia gridò “navi in vistaaaaa!”.

Lungo la baia che portava a Dragonia apparvero cinque navi. Due erano vecchi brigantini della oramai distrutta flotta navale di Liev. Accanto ad essi, vi erano due navi mercantili con lo stemma di Tarmush, e la goletta con la quale Pervell era partito due settimane prima. Le navi apparivano in cattive condizioni, e si muovevano sull’acqua solo grazie a delle riparazioni frettolose lungo lo scafo e gli alberi. Non appena approdate, Logan Pervell uscì dalla goletta che guidava e vide che Axel lo aspettava sul molo. Abbassò lo sguardo lentamente. I suoi occhi avevano perso la capacità di piangere, ma il suo volto scheletrico si deformò in una cupa espressione di tristezza. Né Berghroth né Demoria erano lì ad accoglierlo, e questo poteva dire solo una cosa. Con un sibilo chiese al sacerdote che gli stava davanti “almeno abbiamo avuto successo?”. Questi annuì sollevando il possente martello che emanava la luce azzurra del Grigone dell’Aria. “Bene” riprese allora il vecchio “allora abbiamo molto da fare”.

Il giorno successivo fu sfruttato per caricare sulle cinque navi quanti più viveri ed acqua possibili. Poi, fu il turno della popolazione a cui era stato istruito di portare solo lo stretto necessario. Molti erano restii a lasciare le loro case e rimettersi ancora una volta in viaggio. Tuttavia sia Axel che Pervell davano per certo un imminente attacco da parte di Vargo e dei suoi Araldi. “Questo continente non ha più niente da offrire” ripeteva il vecchio a chiunque osasse lamentarsi “ma i Grigoni ci hanno promesso una nuova terra”. A chi protestava per il fatto che i Grigoni potevano aiutarli a difendere la loro casa, Logan rispondeva rassegnato “Sono stati liberati da una prigionia lunghissima… il loro potere è limitato”. A chi chiedeva dove stessero andando, egli alzava le spalle dicendo “mi è stata fornita solo una rotta, non so dove porti”. A chi si preoccupava del fatto che Vargo avrebbe potuto trovarli ovunque fossero andati, egli sorrideva “I Grigoni sanno cosa fanno, abbi fede”.

Così verso sera tutta la popolazione fu stipata nelle navi. Lo spazio era limitato e vi era poco margine di movimento, ma Logan insistette che si dovesse prendere il largo anche a queste condizioni. Proprio mentre furono mollati gli ormeggi, due giganteschi mostri, simili in tutto e per tutto agli araldi visti nella grotta, sfondarono le deboli mura della città. In seguito, una figura gigantesca con le ali di drago, avanzò per le vie seminando distruzione tra quello che rimaneva degli edifici. Aveva la pelle rosso vermiglio. Sul volto era marcato da numerose cicatrici ed ustioni. Dalle mani fuoriuscivano dei raggi rossi che sbriciolavano ogni costruzione gli si parasse innanzi. Con passo lento attraversò tutta la città per giungere fino al pontile del porto. Con profondo odio fissò in direzione del mare dove le navi stavano prendendo il largo. Poi, voltò lo sguardo e si girò nuovamente verso l’entroterra. Tutti avevano trattenuto il fiato terrorizzati ed increduli per il fatto che quella creatura orrenda non li avesse annientati. Axel Garreth, che stava sul pontile della goletta accanto a Logan, sussurrò “Ma… qu… quello era Vargo!” Il vecchio Dherrora annuì solennemente. “Ma perché non ci ha raggiunto? Non avrà mica paura dell’acqua”

Logan Pervell sorrise sardonicamente “Non ci può vedere. I Grigoni hanno occultato la nostra presenza.”

Axel era ancora più incredulo “I… Grigoni hanno fatto questo? Ma non erano troppo deboli per poterci aiutare?” Respirava affannosamente come se faticasse a riconciliare quello che stava accadendo. “E poi quale Grigone? Io ho studiato teologia tutta una vita, e nessuno degli Otto ha mai avuto un potere simile!”

Pervell sorrise furbescamente. “Questa è opera di un Grigone, certo. Ma non mi riferisco a nessuno degli Otto.” Così, dopo aver affidato la rotta ad un marinaio, fece cenno ad Axel di seguirlo sottocoperta. “Vieni ragazzo… devo raccontarti una storia”.

L’avvento di Nyamhar, e come gli Otto tornarono ad essere Nove.

“Nel mio breve passaggio nel mondo dei morti” disse Pervell con calma “il Signore delle Paludi mi raccontò molte cose incredibili. Innanzitutto, mi ha fatto sapere che i Grigoni ci sono grati per il fatto che in tutti questi anni la nostra fede non ha mai vacillato. Tuttavia…” la voce esitò un poco “…quella non è l’unica ragione che ha consentito loro di sopravvivere. La verità è che su questo mondo esistono altre terre, e queste sono abitate da altri fedeli”. Axel Garreth e gli altri che ascoltavano aprirono la bocca in segno di profondo stupore. “Ironico vero?” riprese il Dherrota ridacchiando “Se penso a tutti gli sforzi di Draguluin per sottrarre i fedeli ai Grigoni, e questi continuavano imperterriti a sopravvivere” fece un profondo respiro “Beh, nonostante tutta la sua mostruosa intelligenza, costui non ha mai pensato di guardare cosa c’era dall’altra parte dell’oceano. Se lo avesse fatto avrebbe trovato altri popoli, ed avrebbe capito.”

Axel lo fissava incredulo. “Ci sono altri continenti?” chiese. Logan annuì. “Abitati… da gente come noi?” Logan anzò le spalle.

“Questo non lo so” rispose “sicuramente adorano gli stessi Grigoni, o quantomeno, quasi gli stessi”. Fece un respiro “Ogni continente funziona un po’ a modo suo, ed apparentemente in quelle terre si adorano anche spiriti ancestrali, semi-dei che abitano nelle foreste, cose così. Uno di questi porta il nome di Nyamhar, ed è costui che ha occultato le nostre navi a Vargo.”. Axel ascoltava il suo interlocutore senza proferire parola. La sua bocca era parzialmente aperta, come se avesse cominciato a comporre un’espressione di stupore, ma non fosse riuscito a completare neanche questa semplice reazione. “Come sai” riprese Logan “Esistono dei principi fondamentali in questo mondo: nascita, morte, malattia, amore, paura, e via discorrendo” Fece una pausa come se dovesse deglutire una saliva che la sua bocca decomposta non produceva più. “I Grigoni incarnano questi principi. Del resto è più facile essere adorati se si rappresenta un aspetto chiave dell’esistenza individuale, che so… la nascita. Ogni madre che deve mettere al mondo un bambino, ogni allevatore che deve far partorire le sue giumente, si rivolgono naturalmente a te. Concordi?”. Axel si destò quasi di scatto dalla sua immobilità e fece un leggero cenno con la testa. “Bene” riprese Logan “uno di questi elementi è la paura.” fece un respiro, contraendo quello che rimaneva dei suoi polmoni che non avevano più bisogno d’aria “la paura di essere feriti, di rimanere uccisi, di morire. Per secoli, ogni fedele che provava questa emozione rivolgeva una preghiera al sommo Grigone del Sangue, che conosciamo oggi come Vargo”.

Axel cominciava ad intravedere dove andasse in discorso. “Vent’anni fa, Vargo ha rinunciato al suo ruolo da Grigone” disse con eccitazione “quindi da allora egli non trae più forza da quelle preghiere”

Logan sorrise “Ma la gente ha continuato ad avere paura, vero? Una preghiera di qua, una ode di là. Dove credi che siano andate quelle attenzioni dei fedeli? Chi hanno rafforzato? Apparentemente ne ha beneficiato una semi-divinità di nome Nyamhar, un’entità forestale tenebrosa adorata da qualche tribù di selvaggi in un continente lontano. Costui, col tempo, è asceso al ruolo di Grigone, e rappresenta le ombre, la paura, e gli incubi” Fece una pausa per guardare fuori da un oblò verso il mare. “Non sarà il tipo di Grigone a cui siamo abituati, ma è pursempre un Grigone, e ci sta aiutando a sfuggire da Vargo. Apparentemente ci ospiterà nel continente abitato dalla tribù che lo adora, e, se stiamo attenti a non attirare l’attenzione di Vargo, vivremo al sicuro”.

Dopo aver sentito quelle parole Axel sorrise. “Non sarebbe male vivere in pace finalmente”. Logan fece lo stesso, anche se, a differenza del chierico, il suo sorriso aveva anche una nota di tristezza.

L’approdo

Videro terra solo dopo tre settimane. Il viaggio era stato assai scomodo, visto che le navi erano stipate di gente. Di giorno ci si muoveva a fatica, e la notte si dormiva li uni accanto agli altri sdraiati sul legno della banchina, o sottocoperta. Il problema principale furono il cibo e l’acqua, visto che le scorte nelle stive, anche se ben razionate, durarono all’incirca 14 giorni. Per il resto del tempo l’equipaggio si affidò alla pesca e all’acqua piovana. Sorprendentemente, in concomitanza con l’esaurimento delle scorte d’acqua, dal cielo cadde una pioggerellina leggera e costante, che perdurò fino a che gli otri non furono di nuovo colmi. Allo stesso modo, le reti calate in mare risalivano spesso piene di pesci. Molti gridarono al colpo di fortuna, ma i membri rettiloidi dell’equipaggio si premurarono di rendere grazie al Grigone del Fulmine, signore delle tempeste e dei maremoti che, in contrasto alla sua indole burbera ed imperscrutabile, in questo frangente stava facilitando il loro viaggio.

L’arrivo nel nuovo mondo fu estremamente insolito. Anziché avvistare terra, le vedette scorsero una folta coltre di nebbia, passata la quale si ergeva una lunghissima conformazione rocciosa. Quello che appariva innanzi loro era un possente muro di scogli, che si estendeva in ogni direzione impedendo loro di procedere oltre. Nessuno aveva mai visto una struttura del genere, al punto che molti marinai furono presi dal panico. Erano giunti forse ai confini di Te’Rha? Dovevano forse tornare indietro? A differenza di molti marinai, Logan sembrava sapere cosa stesse succedendo ed ordinò di costeggiare la fila di scogli verso sud. Dopo qualche ora si intravide una breccia negli scogli, un passaggio attraverso il quale l’acqua scorreva velocemente come se fosse un fiume in piena. Logan ordinò di entrarvi e le navi passarono una per volta giacché lo spazio era sufficiente per una imbarcazione per volta. Senza sapere come, ogni vascello si trovò in quello che sembrava essere la fine di una ripida cascata. L’acqua cadeva violenta accanto a loro e sembrava impossibile che fossero riusciti a scendere indenni. Man mano che osservavano la scena, gli astanti si resero velocemente conto che non sarebbero mai potuti tornare indietro. Ora erano dall’altra parte di quella gigantesca muraglia di roccia e non rimaneva altro che procedere oltre.

Avvistarono la costa di un continente sconosciuto dopo altri due giorni di viaggio. L’eccitazione era palpabile quando sbarcarono. Come degli animali liberati da una lunga prigionia tutti si misero a correre per la spiaggia, e nel bosco antistante. Vi era chi cercava frutta, chi sorgenti d’acqua pura, chi della selvaggina. La terra appariva ricca, il era clima mite e a molti sembrò di essere giunti in un luogo paradisiaco. Logan Pervell, che era stato l’ultimo a sbarcare dalla nave, fece radunare quanta più gente possibile sulla spiaggia e pronunciò queste parole.

“Amici, benvenuti alla nostra Nuova Te’Rha”. A queste parole seguì un lungo applauso. “I Grigoni ci sono grati per tutto quello che abbiamo fatto per loro. Come noi abbiamo salvato loro dalla prigionia, così loro ci hanno guidati fino ad una terra libera da Vargo, Ade, o Draguluin. Questo continente è nascosto, grazie all’opera del Grigone delle Ombre che si è recentemente riunito agli Otto, e che con loro veglia su di noi. Qui potrete vivere finalmente una vita giusta e libera dalla paura, ma ricordate due cose.

Questa terra non è tutta per voi. Da svariati secoli essa è già abitata da altri popoli, che adorano i Grigoni al par di noi, ed in quanto tali meritano il vostro rispetto. Come loro accetteranno di condividere questo spazio con voi, allo stesso modo sta a voi riconoscere che questa è, sotto molti aspetti, casa loro. Perciò, per i primi tempi almeno, consideratevi come ospiti e rispettate le leggi di questo posto senza imporre le vostre. Ma la cosa più importante di tutte e quella di proteggere l’incolumità di questo continente. Il male non è ancora giunto. Ma questo non vuol dire che non possa farlo se noi non stiamo attenti. Che nessuno provi a rimettersi in mare per tornare nella nostra vecchia terra. Che nessuno provi a teletrasportarsi fuori di qui. Ma soprattutto, che nessuno usi la magia del sangue. Benché non più un Grigone, Vargo rimane assai sensibile a questo elemento, e potrebbe perciò sentire la vostra posizione anche a distanza. Ed infine, se mai in futuro Vargo, Ade, Draguluin o qualcun’altro che neppure immaginiamo dovessero trovare il modo di trovarvi qui, ebbene bisognerà respingere questa ennesima minaccia con tutta la determinazione possibile.”

L’ultimo commiato

Le parole di Logan Pervell suscitarono molti applausi tra gli astanti. La gente era entusiasta di questo nuovo mondo, e molti tra coloro che erano sbarcati, si affrettarono per mettere in piedi un accampamento ed esplorare le zone circostanti. Logan, dal canto suo, si allontanò dal gruppo, e si diresse verso una radura isolata poco distante dalla costa. Quindi, assicuratosi che non vi fosse nessuno, si sedette sull’erba e cominciò a meditare. Lo interruppe una voce “Neanche un saluto agli amici? Pensavo fossi più educato di così”.

Senza nascondere un po’ di disappunto, il vecchio Dherrota aprì gli occhi vide innanzi a se lo sguardo pulito di Axel Garreth che sorrideva. Fece una smorfia con la bocca e disse a mezza voce “come hai fatto a scoprirlo?”

Axel si sedette sull’erba davanti a lui. Poi scrollò le spalle con noncuranza e rispose “Nel tuo discorso hai sempre usato la parola «voi», mai «noi». Era chiaro a chi avesse prestato attenzione che non pianificavi di restare qui a lungo”.

Logan non sembrava avere occhi. Dalla sua pelle decomposta emergeva un teschio con due buchi vuoti e nerissimi al posto delle orbite. Eppure, in quel momento, Axel ebbe l’impressione che qualcosa, all’interno di quel nero, brillasse. “La mia seconda vita è stata un dono del Signore delle Paludi. Quasi due mesi fa, costui ha raccolto con fatica il potere necessario per farmi ritornare dal mondo dei morti, ma era chiaro che si sarebbe trattata di una rinascita breve. Come i suoi fratelli, egli è ancora debole”. Axel annuì solennemente. Quindi, afferrò con entrambe le mani quelle dell’amico, e chiuse gli occhi. Rimasero così per circa una mezz’ora, mentre il corpo di Logan si decomponeva sotto il sole. La pelle diventò rapidamente una puzzolente poltiglia, e le ossa persero ogni vitalità cadendo al suolo in modo scomposto.

Le ore successive, Axel seppellì i resti di Pervell in quella radura, sotto una lapide di ossidiana su cui fece incidere le parole “qui riposa l’antico governatore di Tarmush, colui che i Grigoni riportarono in vita affinché salvasse il suo popolo”. Per quasi un anno, molti pellegrini viaggiarono a rendere omaggio a quella tomba. La figura di Pervell era infatti considerata leggendaria, e molti si erano convinti che, alla prima crisi, il Grigone delle Paludi lo avrebbe fatto ritornare, per salvare nuovamente la sua gente. Tuttavia, questa tradizione si perse rapidamente. Inoltre, quasi cent’anni dopo, quando in giro per quel nuovo mondo cominciarono ad apparire strane creature, assai somiglianti alle descrizioni dei mostri del vecchio continente, qualche menestrello ricordò la leggenda del grande Logan Pervell, rialzatosi dalla tomba per salvare il suo popolo, e pronto a farlo di nuovo. Tuttavia, allora, nessuno poté più ricordare dove questi era stato seppellito.

 
[riadattamento della storia del vecchio shard di Te’Rha da parte di Vandor. Testo originale qui.]

La storia continua...

Lo scontro dei due Re

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