La Caduta dei Grigoni

1394 D.C.

“Avete sentito? È tornato Draguluin, e proprio nel momento giusto ora che quel demone che chiamano Ade sta devastando le nostre terre. A sentire il prelato noi non ci dovremmo fidare di quell’elfo, visto che era era stato punito dai Grigoni per la sua blasfemia. Sapete che vi dico? Punito o no, Draguluin è riuscito a tornare da dove era stato cacciato, quindi forse questi Grigoni non sono così invincibili come tutti sostengono. Non riescono neanche a liberarci da Ade. Non sia mai che, alla fine, sarà proprio Draguluin a sconfiggerlo una volta per tutte.”

 

Due mesi erano passati dal ritorno di Draguluin su Te’Rha, ed il continente appariva oramai irriconoscibile. Se precedentemente quelle terre erano divise in due fazioni avverse, oggi invece le frazionature erano tre. Dragonia, la millenaria capitale dell’impero, era caduta sotto gli assalti di poderosi demoni guidati da Ade. Quest’ultimo sedeva oggi sul trono di una città in rovina e, da lì, spargeva terrore su quello che rimaneva dei territori imperiali nell’entroterra. L’imperatore Aerus IV, e gran parte della popolazione, si erano rifugiati nelle isole, dove si erano integrati con la Federazione Ribelle guidata dal governatore di Tarmush Logan Pervell, in un’unica forma di governo unitario. L’imperatore, il governatore Pervell ed i sacerdoti confidavano nella fede verso i Grigoni, affinché loro potessero aiutarli a scacciare Ade. Tuttavia, appariva chiaro ai più, come il potere dei Grigoni fosse assai più debole di quello di un tempo.

Fu così che molti voltarono le loro speranze verso un’altra parte del continente. Si trattava della città di Hrin che, assieme ai suoi dintorni, non era stata ancora toccata dalla furia di Ade, il quale anzi se ne teneva ben alla larga. Difatti, a capo di quella città si erano recentemente insediati Draguluin e la sua sposa Mata Dixon. La zona era fortemente pattugliata dai Cavalieri del Nulla, i Saikmar, al punto che era oramai considerata l’ultima area sicura di tutto il continente. Forte di questa posizione protetta, Draguluin mandò dispacci a tutte le città sopravvissute, intimando la popolazione ad unirsi a lui. Secondo un rito a cui egli era ben avvezzo, Draguluin fece affiggere presso agli edifici principali di quella che una volta erano Givoo, Lom, Kanthalia, Orethor, Lim Noo, la seguente missiva:

“Concittadini, fratelli, figli miei. In questo ferale momento per la storia delle nostre terre, abbiate la risolutezza ed il coraggio di compiere un gesto senza precedenti. Il terribile demone Adenazballath devasta indisturbato le nostre città, facendoci vivere nel terrore e nella miseria. Molti di voi affidano la loro speranza nei Grigoni, ma io vi dico che questa è un’illusione. Come già vi ripetei in passato, costoro non sono dei veri Dei, e non hanno un potere reale. La loro forza dipende dalla fede che voi riponente in essi; ma oggi questa fede vacilla e, come è evidente a tutti, il loro potere progressivamente scema. I Grigoni non sono che un’ombra di quello che erano in passato, e questo perché io, ritornando dal mio esilio, ho dimostrato a tutto il continente come il loro volere possa essere contrastato. Essi non vi libereranno da Adenazballath, ma io posso farlo al posto loro. Nel mio esilio ebbi il privilegio di incontrare la splendida Mata Dixon. Costei è una vera Dea, ed il suo potere è secondo solo alla sua impareggiabile bellezza. Ella, siede assieme a me sul trono di Hrin ed ha messo a disposizione il suo poderoso esercito affinché le nostre terre possano essere finalmente liberate e vivere in pace. Per questo vi dico: ignorate quello che resta dell’impero, ma raggiungete Hrin, perché solo lì risiede la salvezza per le nostre terre.”

La battaglia di Kanthalia

La missiva di Draguluin ebbe un effetto dirompente in tutto il continente. Se, prima di allora, gruppi di profughi abbandonavano l’entroterra per dirigersi verso la costa, nella speranza di raggiungere Tarmush, presto molti di essi cambiarono strada e cercarono salvezza a Hrin. Tuttavia questa seconda strada si rivelò assai più impervia, visto che richiedeva ai più di attraversare quelle regioni che erano più vulnerabili agli attacchi di Ade. Così, dopo aver visto i loro amici e fratelli cadere, molti di questi profughi dovettero rinunciare al viaggio e tornare indietro. Ad oggi, non è dato sapere quanti siano effettivamente riusciti a giungere a Hrin, né cosa sia successo loro una volta varcate le soglie della città.

Nel frattempo, a Tarmush, l’imperatore Aerus IV ed il governatore Pervell valutavano sul da farsi. Se da un lato essi erano fermamente convinti di come la priorità fosse sconfiggere Ade, dall’altro erano altrettanto coscienti della pericolosità di Draguluin. Il Sommo Sacerdote aveva già fatto presente ad entrambi di come la voce dei Grigoni si fosse affievolita negli ultimi tempi, di come effettivamente molti avessero cominciato a dubitare del potere dei loro protettori, ma soprattutto di come il massacro perpetrato da Ade alla popolazione avesse contribuito diminuire il numero dei fedeli. “Le nostre preghiere sono l’ambrosia dei Grigoni, su questo almeno l’eretico ha ragione. Instillando il dubbio, egli ha sottratto loro parte del nutrimento. Mentre le uccisioni del demone hanno fatto il resto…”

Fu così che Aerus si convinse che non poteva contare sull’intervento divino. Da persona pratica quale era, egli sapeva che il destino del continente era nelle mani dei soli individui. Così, nel mese successivo organizzò una campagna di mobilitazione popolare, ed allestì un esercito sorprendente, sia per dimensione che per composizione. In esso vi era quello che era rimasto della poderosa fanteria e cavalleria Dragonica, affiancata da una nutrita schiera di artiglieria elfica, e dalle menti più raffinate dell’accademia di Stregoneria. Inoltre, Aerus poteva contare su quattro ammiraglie della flotta di Liev, e di numerosi vascelli pirata che si erano uniti alla spedizione. Completavano la schiera un nutrito numero di volontari civili armati alla meglio, gruppi di selvaggi e clan barbarici. Per sfruttare appieno le proprie forze, Aerus valutò di attirare Ade ed i suoi demoni presso i resti della città portuale di Kanthalia, in modo da poter agire contemporaneamente sia per terra che per mare. Così, il quinto giorno del terzo mese del 1394 D.C. l’imperatore e le sue forze sbarcarono nuovamente nel continente. Nel mezzo della piazza principale di Kanthalia, Aerus arringò i suoi generali, ammiragli e tutti gli individui che potevano udirlo.

“Non vi è imperatore nella storia di Te’Rha che abbia avuto il privilegio di comandare un esercito come questo. Noi tutti siamo stati forgiati nel dolore, nella paura e soprattutto nella voglia di vincere ogni avversità. Abbiamo superato le nostre differenze, la perdita dei nostri cari, la sensazione di abbandono da parte dei Grigoni. Qualcuno di voi mormora che non siamo abbastanza per affrontare il pericolo che incombe, ma io vi dico che se il nostro destino è morire, allora siamo un numero più che sufficiente. Se il nostro destino è invece vincere, allora nostra sarà la gloria a prescindere dal nostro numero. Per questo motivo, se qualcuno di voi ha paura se ne vada pure, e non verrà giudicato male. Torni alla propria casa, se ancora ne ha una, e cerchi di sopravvivere come gli riesce, nascondendosi tra grotte e cunicoli, e guardando il cielo con terrore. Se qualcuno di voi accetta di vivere così, alla guisa di un topo, allora lo faccia, ma non si aspetti che io lo segua. Io voglio vivere sotto un cielo pulito, non infestato da demoni. Io voglio alzarmi ogni mattina sereno, in una casa intera, in mezzo a fratelli che non temono di essere attaccati ad ogni istante. Per questo io sono qui in prima persona: voglio combattere per ogni contadino che veglia la notte sui propri campi, per ogni pescatore che teme per la propria barca, per ogni mercante che protegge ansiosamente i propri carri. Io, oggi, intendo versare il sangue per tutte queste persone, e chi vorrà fare lo stesso per me sarà considerato mio fratello. Per quanto umile la sua condizione, questa sarà elevata, e tutti i nobili, i gentiluomini, e ricchi che hanno deciso di rimanere al sicuro al di là dal mare sentiranno delle nostre imprese, e si danneranno di non essere stati qui con noi a combattere presso le mura di Kanthalia.”

Al pronunciare di queste parole, tutti gli astanti gridarono di gioia come un sol uomo. Il loro spirito era elevato. Si sentivano forti, invincibili, e si sarebbero gettati addosso ad un demone anche a mani nude. Poi, d’un tratto, l’incitamento e le urla cessarono. Da dietro un edifico diroccato emerse un drago coperto di scaglie azzurre che sputò una potente fiammata contro Aerus IV. Questi, colto di sorpresa, gridò di terrore fino a che il suo corpo divenne progressivamente un cumulo di brace fumante. Innanzi alla fine repentina dell’ultimo imperatore dragoniano, tutto l’esercito entrò in uno stato di confusione ed anarchia, mentre dall’alto del cielo Ade e le sue schiere di demoni piombarono sulla piazza falcidiando chiunque trovassero. Delle quattro ammiraglie e numerosi vascelli pirata presenti sulla costa, solo due brigantini riuscirono a rientrare a Tarmush per raccontare quello che era successo. Quanto agli uomini sbarcati, si sa solo che la terza legione di fanteria, guidata da un comandante di nome Ruth Berghroth, riuscì a ripiegare verso est e si rifugiò nella foresta. Non si è mai avuta notizia di altri sopravvissuti.

L’ascesa di Vargo, e come i Nove divennero Otto

La sconfitta di Kanthalia portò un grande sconforto nella popolazione di Tarmush e delle altre isole. Quelli che una volta erano stati i grandi eserciti dell’impero e della federazione ribelle, oggi non esistevano più. Da quel momento, ciascuno di loro era alla mercé di Ade, e nulla o nessuno sembrava essere in grado di proteggerli. Il mese successivo la popolazione rimase in uno stato di continua incertezza, nella quale attendeva un attacco imminente che, però, non arrivava mai. Ad un certo punto il governatore di Tarmush, Logan Pervell, ricevette la vista di un emissario da Hrin. Costui era un elfo del ceppo oscuro, simile in molti aspetti a Draguluin, e pregò cosa rimaneva del governo delle isole di ascoltare quello che aveva da dire.

“Il mio signore Iolas Neremyn Draguluin, si rammarica per la vostra recente perdita, ma al contempo vi rassicura che egli ha risolto una volta per tutte la situazione del demone Adenazballath. Come ben sapete, presso Hrin, vi è il poderoso esercito dei Saikmar, noti come i Cavalieri del Nulla. Fino a qualche tempo fa, i Saikmar abbisognavano di un generale che li guidasse e coordinasse. Recentemente, una tale persona è stata trovata. Si tratta di un essere dalla grande intelligenza militare e strategica, che si fa chiamare Vargo. Costui, beneficiando del potere infusogli dal mio signore Draguluin, e dalla sua sposa Mata Dixon, ha guidato i Saikmar e sconfitto tutti gli sgherri di Adenazballath. Quanto al Demone, stesso, Vargo non ha avuto la forza di ucciderlo, ma lo ha quantomeno rinchiuso in una prigione inespugnabile nelle profonde viscere della terra. Il continente è perciò libero. Il mio signore dice che non vi è bisogno di ringraziarlo, giacché sentiva che questo era il suo dovere”.

Gli astanti ascoltarono in silenzio sbigottiti “Dunque…” disse il Logan Pervell esitando “Il pericolo di Ade è debellato?”. L’emissario annuì solennemente. “E…” continuò “…a sconfiggerlo è stato questo Vargo?” L’emissario annuì ancora e rimase in silenzio. “Ma…” chiese infine il governatore titubante “chi è questo Vargo? Come mai non lo abbiamo mai sentito nominare prima?”.

L’emissario sorrise. “Ah, ottima domanda! In verità voi lo conoscete bene, ma sotto un altro nome. Come sapete, il mio signore ha denunciato da sempre l’ipocrisia che vi sta dietro al culto dei Grigoni. Non ha mai messo in dubbio la loro esistenza, questo sarebbe assurdo. Tuttavia egli dubitava del loro stato divino. Del resto, se un umile mortale come lui è riuscito a scoprire il segreto per sottrarre il loro potere, costoro non possono essere veramente degli Dei, ne convenite?” A queste parole, il sommo sacerdote che era stato seduto accanto al governatore fino a quel momento, impallidì. “Ebbene” riprese l’emissario “Era solo questione di tempo prima che i Grigoni stessi si rendessero conto della loro imminente sconfitta. Vargo non è altro che uno di essi. Credo… se non erro… che fosse il Grigone del Sangue, ma potrei sbagliarmi visto che li confondo tutti. Comunque, egli si è piegato al volere del mio signore. Ha rinunciato al suo stato di Grigone ed ha accettato, in cambio, una nuova forma di potere che non dipende dalle volatili preghiere dei fedeli”.

Al termine di questa frase, il Sommo Sacerdote uscì velocemente dalla stanza, senza congedarsi neppure. Corse nella cappella del piano di sotto dove pregava il Sacerdote Vicario. Dopo aver conferito concitatamente con lui, egli rientrò al cospetto del governatore e l’emissario, mentre quest’ultimo mangiucchiata compiaciuto della frutta assieme ad un pezzo di formaggio. Il Sommo Sacerdote non disse niente, ma si limitò ad annuire al governatore. Del resto, il suo sguardo impietrito era sufficientemente eloquente. Da mesi i sacerdoti del tempio sentivano le voci dei Grigoni affievolirsi, tuttavia fino ad ora erano riusciti a mantenere una sorta di contatto. Solo una voce non poteva più essere udita, quella del Grigone del Sangue. Le profezie di Draguluin si stavano rivelando vere, ed i Nove erano diventati Otto.

Logan Pervell sospirò e si rivolse nuovamente all’emissario “Il suo signore Draguluin desidera per caso qualcosa da noi?”

“Ah!” riprese l’emissario deglutendo l’ultimo pezzo di formaggio “Visto che me lo chiedete vi rispondo volentieri. Sappiate che è intenzione del mio signore di creare una nuova forma di governo a Hrin, libera dai gioghi e dalle menzogne dei culti antichi. Il mio signore vuole invitarvi a farne parte. Ovviamente saremmo felici di accogliervi, a patto che voi accettiate di bandire il culto dei Nove… ehm… chiedo scusa, Otto, dalle vostre terre. Non credo che vi sarà difficile. Detto tra noi, dopo i recenti avvenimenti saranno pochi quelli disposti ancora a credere in queste false divinità”.

Il governatore ascoltò con rassegnazione. “Non posso rispondere adesso. A Tarmush una decisione del genere va sottoposta alla popolazione”.

L’amministratore sorrise “Assolutamente. Il mio signore ha rispetto per le vostre tradizioni. Sondate pure tutte le isole e, quando avrete una risposta, mandate un messaggio a Hrin, così da organizzare un altro incontro.” Detto questo si alzò, e si diresse verso l’uscita. “E mi raccomando scegliete saggiamente” disse fermandosi sull’uscio “Sarebbe un peccato se la prossima volta fosse Vargo a giungere qui al mio posto”. Un brivido pervase la schiena del governatore.

La caduta

La scelta per Tarmush ed il resto delle isole parve scontata. Hrin aveva a disposizione un esercito che era stato in grado di fermare Ade, guidato nientemeno da un ex-Grigone. Tarmush, dal canto suo, non aveva alcuna possibilità di opporsi. Tuttavia non vi era in gioco solo la forza degli eserciti. Come aveva correttamente detto l’emissario, dopo le ultime notizie la popolazione vedeva Draguluin come una sorta di Messia, ed era disposta ad abiurare il loro precedente credo. Quando ai Grigoni, il Sommo Sacerdote ed i suoi accoliti avevano recentemente smesso di sentire la loro voce, e nessuna preghiera veniva più accolta. Era ufficiale, oramai, i Grigoni erano caduti, e la popolazione di Te’Rha era sola.

Così il governatore Pervell scrisse a Hrin dicendo che sarebbe stato onorato di accettare l’invito ricevuto. In seguito, si susseguirono missive tra le due città che confluirono in nella stesura di un trattato di annessione. Per il valore simbolico che rappresentava, questo trattato sarebbe dovuto essere firmato nelle rovine della vecchia Dragonia. Così, il tredicesimo giorno del quinto mese del 1394 D.C., un piccola delegazione composta da Pervell, il mago Cheq’ra Tarigg e pochi dignitari si presentò presso la vecchia capitale. Per precauzione, nessun membro del Tempio fece parte di questa comitiva, anche perché il Sommo Sacerdote ed i suoi accoliti erano da poco tempo scomparsi da Tarmush, senza che nessuno potesse sapere dove fossero andati.

La delegazione di Hrin era capeggiata da Draguluin in persona, seduto su uno scranno di seta ricamato in oro. Accanto a lui stava l’emissario, mentre sui lati vi era una schiera di soldati Saikmar in assetto da guardia. Logan Pervell rimase di stucco all’immagine di quei guerrieri. Il loro corpo non poteva essere visto ad occhio nudo, ed apparivano come delle possenti armature che si sorreggevano sull’aria. Lo sbigottimento del governatore venne interrotto dalle parole di Draguluin. “Logan Pervell…” disse questi con voce quasi metallica “avvicinatevi”. Il governatore fece qualche passo avanti accompagnato da Cheq’ra Tarigg. Il mago aveva già visto i Saikmar all’azione, e tremava all’idea di essersi esposto ad una potenziale imboscata una seconda volta. “Non so se rammentate” riprese Draguluin “ma noi ci siamo già incontrati, tanti anni fa, prima del mio esilio, quando visitai a Tarmush il governatore vostro predecessore. Voi all’epoca eravate solo un consigliere, ma ricordo che vi eravate espresso a mio a favore contro l’accusa di eresia.” Logan sorrise e non disse niente “È per questo che ho voluto incontrarvi di persona e ricambiarvi la cortesia”.

Il governatore di Tarmush chinò leggermente la testa “Spero che queste siano le premesse per una fruttuosa collaborazione tra il popolo di Tarmush e quello di Hrin” aggiunse.

Draguluin fece una smorfia. “Mi fraintendete” disse con un sospiro “i miei piani sono recentemente cambiati dal nostro ultimo carteggio. Vedete, io mi trovo in una situazione imbarazzante. La popolazione del continente è stata decimata, e quelli che hanno avuto la fortuna di sopravvivere hanno abiurato la fede dei Grigoni. Sono riuscito anche a convertire Vargo alla mia causa. Secondo le mie teorie, gli Otto avrebbero dovuto dissolversi nel nulla, ma non è così”. Era difficile interpretare le espressioni facciali attraverso i numerosi tatuaggi che coprivano il volto di Draguluin, ma Logan potè distintamente cogliere un profondo senso di frustrazione. “Essi ancora vivono! Sono deboli, lo concedo, ma continuano a vivere. Li ho imprigionati in modo che non potessero più comunicare con la popolazione rimasta. Questo avrebbe dovuto convincere tutti della loro morte e mettere fine ad ogni tipo devozione, eppure continuano a vivere. Sapere cosa vuol dire questo?” Logan Pervell non disse niente e seguitò ad ascoltare. “Vuol dire” riprese l’elfo “che esiste ancora qualcuno che continua ad adorarli. Nonostante tutto quello che è successo. Nonostante io abbia dimostrato in modo lampante la loro impotenza, nonostante abbia rimosso tutte le comunicazioni. Qualcuno continua ancora a rivolgere loro preghiere. Questo mondo è proprio senza speranza!”

Logan impallidì presagendo dove sarebbe arrivato il discorso. “Così, caro Pervell, ho deciso di agire in modo più drastico. Nel momento in cui stiamo parlando, Vargo ed una schiera araldi a lui fedeli sta viaggiando attraverso ciascuna delle isole con il preciso compito di sterminare tutta la popolazione. Quando non vi sarà più nessun essere senziente in vita, allora i Grigoni finalmente moriranno ed io sarò soddisfatto. Potrò liberamente lasciare Te’Rha. Del resto la mia sposa è stufa di questo posto e vuole tornare a casa. Ora che Adenazballath è stato relegato, può dominare le sue terre incontrastata. Io la seguirò portando con me un piccolo gruppo di miei fedeli, come il nostro amico qui” Con la mano fece cenno all’emissario che, di risposta, fece un profondo inchino col capo. “Ed ecco che torniamo a voi, governatore Pervell. Come dicevo, voglio ricambiarvi la cortesia che mi avete riservato anni fa, e proporvi di venire con noi. Tanto questo continente è perduto. Che se lo tenga Vargo e ne faccia la mangiatoia per i suoi manipoli! Meriterà pur un premio per la sua fedeltà. Che ne dite Pervell? Vi unirete a noi?”

Logan e Cheq’ra Tarigg rimasero in silenzio per un tempo indefinito, raggelati dal discorso di Draguluin ed incapaci di reagire. Dopo quasi 30 secondi Draguluin sospirò. “Molto bene” disse fecendo un cenno ai Saikmar, che sguainarono le lunghe spade. Quasi scosso da un fremito, Logan si riebbe e diede una gomitata al mago che gli stava accanto. Questi, di riflesso, afferrò la mano del governatore e pronunciò a mezza voce delle parole arcane. I due si smaterializzarono quando le lame dei Saikmar stavano per raggiungerli. L’ultima cosa che si udì fu la voce trafelata di Cheq’ra che sboffonchiava: “dove sarei adesso se non avessi imparato questo incantesimo”.

L’ultima Speranza

Logan Pervell e Chaq’ra Tarigg si rimaterializzarono presso un accampamento nel bosco. Piccole capanne di legno sorgevano per terra o tra i rami degli alberi, da cui uscivano individui di ogni età ed etnia. Al centro sorgeva un grande fuoco, davanti a cui vegliava un felinide di possenti dimensioni, il pelo fulvo e maculato, ed il corpo pieno di cicatrici. Logan gli si avvicinò “Ruth Berghroth, comandante della terza legione. È un piacere rivedere l’unico sopravvissuto alla battaglia di Kanthalia”.

Il felinide si voltò, mostrando un volto leonino sfigurato a cui mancava un occhio. Sorrise e emise un profondo ruggito “Governatore Pervell! I suoi sacerdoti mi avevano detto che ci avreste potuto raggiungere qui”. I due si abbracciarono e si posero innanzi alle fiamme. “Sembra che il Signore del Fuoco ci abbia abbandonato”. riprese il felinide con tristezza “La sua forza non scorre più nelle mie vene, nonostante io continui a rispettare le tradizioni delle mie genti”. Fece un sospiro “E non è solo lui, le ferite si rimarginano più lentamente, i frutti della terra crescono con fatica, nessun Dherrota è riemerso dalla tomba di recente. È dunque vero quello che si dice in giro? I Grigoni sono forse morti?”

Logan Pervell sorrise “La buona notizia è che sono vivi” disse pacatamente. “La brutta notizia è che sono stati imprigionati, e per sopravvivere richiedono continue preghiere. Non sono in grado di soddisfare le nostre richieste, ma non per questo la nostra devozione deve vacillare”. Il felinide sorrise solennemente e buttò un nuovo ciocco di legna nel fuoco. Per la sua gente, tenere la fiamma accesa era il segno maggiore devozione che si potesse immaginare. “La pessima notizia” riprese Logan “È che presto saremo gli unici sopravvissuti del continente. Tutta la popolazione rimasta nelle isole sta per essere sistematicamente rasa al suolo” sospirò “Quanti siamo in questo accampamento?”

Ruth Berghroth si guardò intorno: “riuscii a salvare 50 validi combattenti da Khantalia. Strada facendo ne abbiamo raccolti un altro centinaio tra contadini, cacciatori, e famiglie in fuga. Stiamo già allenando gli adulti, ma i vecchi ed i bambini…” sospirò esitando. Quindi, alzò la testa ed indicò gli alberi “Almeno questo punto della foresta è ben riparato. Le fronde sono abbastanza fitte ed impediscono a qualche mostro alato di scorgerci”.

Logan Pervell annuì. “È bene che ci siano bambini, anzi la nostra prima missione è di trovarne ancora altri. Sono il futuro di Te’Rha e saranno coloro che un domani dovranno ricostruire la nostra civiltà”.

 
[riadattamento della storia del vecchio shard di Te’Rha da parte di Vandor. Testo originale qui.]

La Storia Continua...

Gli anni bui e la liberazione.

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