Incursioni

1392-1393 D.C.

“Il nostro non è l’unico mondo che esiste. Ve ne sono altri, moltissimi altri, ciascuno con le sue regole, con i suoi abitanti ed i suoi Dei. Finora, i diversi mondi sono sempre stati separati l’uno dall’altro, e quello che accadeva in uno non aveva ripercussioni in un altro.

Le cose cambiarono quando, nel 1377, i Grigoni vollero dare una punizione esemplare ad un elfo di nome Draguluin. Così aprirono un varco verso un mondo diverso, oscuro e terribile, e lo bandirono in esso. Poi chiusero il varco, e continuarono la loro esistenza come se nulla fosse.

Ma una tale incursione non è stata senza conseguenze. Da allora la barriera che divide i due mondi si è fatta più fragile. Se è stata attraversata una volta, prima o poi verrà attraversata ancora. Come i Grigoni hanno spedito qualcuno laggiù, qualcuno potrebbe decidere di arrivare qui da noi. Arrivare… o forse ritornare.”

Corbin Moloch, consigliere Dherrota dell’Imperatore Aerus IV

Nel 1392 D.C. Aerus IV succedette al trono di Dragonia. Era un imperatore di soli 16 anni, considerato giovane ed inesperto da gran parte della corte, al punto che molti dei consiglieri che avevano governato col padre sperarono di ingraziarselo facilmente, e di assicurarsi una posizione di rilievo negli anni a venire. Tuttavia, Aerus IV non era uno sprovveduto. Al contrario dei precedenti imperatori, egli aveva passato l’infanzia studiando e preparandosi alla successione. Sotto mentite spoglie aveva studiato storia all’Accademia Dragonica, si era perfezionato nelle arti magiche presso la Torre della Stregoneria, ed aveva spesso frequentato il Tempio per lezioni di teologia. Egli era consapevole che, per governare efficacemente, doveva avvalersi di persone di sua diretta fiducia, che non avessero altre ambizioni e che dipendessero direttamente da lui. Per questo motivo, dopo l’insediamento, egli licenziò tutti i consiglieri che avevano seguito il padre, e reclutò una squadra nuova presa dalle migliori menti di tutto l’impero. A capo di questa squadra, nel ruolo di primo consigliere, fu nominato Corbin Moloch.

La storia di Corbin Moloch

Moloch era un mago piuttosto noto a Dragonia. Per quanto non si trattasse della mente più brillante che ci fosse alla Torre della Stregoneria, egli aveva comunque portato avanti una dignitosa carriera, prendendo prima la cattedra di Trasmutazione, poi quella di Chiromanzia, infine diventando il decano dell’istituzione. Le cose cambiarono nel 1385 quando, per via di un incidente legato alla manipolazione dell’energia, egli ed altri tre colleghi persero la vita fulminati. Tuttavia, per intervento del Grigone delle Paludi, Moloch non rimase morto, ma si rialzò dalla tomba sotto forma di Dherrota. Per nulla indispettito dall’esperienza, egli trattò l’evento come se fosse una mera seccatura. Così, il giorno stesso della sua risurrezione, sotto lo sguardo scioccato dei suoi colleghi, egli si ripresentò alla Torre per continuare il suo lavoro come se niente fosse avvenuto. Per gli anni successivi, le capacità mentali di Moloch si dimostrarono assai più elevate di quanto avesse dimostrato nella prima parte della sua esistenza. I suoi incantesimi diventarono estremamente raffinati, al punto che si diceva che potesse alterare la struttura delle cose, e viaggiare attraverso diversi piani astrali. Nel 1389, prima di essere eletto imperatore, Aerus partecipò ad uno dei corsi di Moloch, nei quali il Dherrota fu udito dire le seguenti parole:

“La stregoneria ci da un potere enorme. Possiamo scomporre gli oggetti nei loro elementi costitutivi e ricomporli come vogliamo. Possiamo alterare il tessuto della nostra realtà e creare un universo nuovo. Possiamo ridefinire il concetto stesso di esistente. Ma se facessimo anche una sola cosa di queste, le conseguenze sarebbero immaginabili, ed il mondo che conosciamo non esisterebbe più. Insomma, abbiamo il privilegio di poter fare tutto quello che vogliamo, a condizione però che ci asteniamo dal farlo”.

Pare che Aerus abbia bisbigliato all’orecchio del suo vicino “costui sarebbe un perfetto politico” e sorridendo sia uscito dalla stanza. Così, tre anni dopo, in seguito all’invito dell’imperatore, Moloch lasciò la Torre e si trasferì a palazzo, luogo dove avrebbe speso il resto di tutta la sua esistenza. Questa scelta si rivelò azzeccata per il giovane imperatore, dal momento che lo scheletrico stregone era estremamente acuto, capace di portare avanti molti compiti allo stesso momento, ed assolutamente devoto all’Impero. Tuttavia, vi era un aspetto del primo consigliere che tutti all’epoca ignoravano. Moloch provava una grande stima e devozione per Draguluin, e si era prefisso il compito di farlo ritornare dal suo esilio.

“Non girate da soli nei piani astrali, si rischiano di fare brutti incontri!”. Questa frase, dipinta sull’arco d’ingresso della biblioteca (probabilmente da uno studente ubriaco armato di vernice magica indelebile), è stata letta ripetutamente da tutti gli stregoni della Torre nelle loro attività quotidiane. Eppure pare che Moloch non avesse interiorizzato il messaggio visto che, dopo la sua rinascita a Dherrota, egli aveva passato svariato tempo viaggiando lungo i diversi piani di esistenza, spingendo la sua mente in mondi diversi e sconosciuti. In uno di questi viaggi egli era incappato nella mente di Draguluin, da anni prigioniero in una dimensione oscura e demoniaca comandata da due divinità in costante conflitto. In quegli incontri, Moloch rimase abbagliato dalla mente dell’elfo, dalla sua raffinatezza intellettuale, dalla potenza dei suoi ragionamenti. In breve tempo, entrambi si resero conto che la barriera che li separava era meno solida di quello che pensavano. Anni prima, i Grigoni avevano dovuto usare tutto il loro potere per esiliare Draguluin in una dimensione parallela, ma questo era dovuto al fatto che la barriera che separava i due mondi non era mai stata violata prima. Invece, Moloch e Draguluin dovevano aprirsi un varco là dove era già stato aperto. Sarebbe stato come forzare una porta che era già stata sfondata e riparata alla meglio. Non vi era bisogno di tutto il potere dei Grigoni. Sarebbero bastati pochi riti ben coordinati.

Fu così che, verso la fine del 1393, ad appena un anno dalla sua ascesa al potere, Moloch segretamente portò avanti un pericoloso rituale per aprire un varco con un’altra dimensione e consentire a Draguluin di rientrare. La procedura era stata attentamente coordinata tra i due, al punto che nulla sarebbe dovuto andare storto. Purtroppo, la complessità del rito era eccessiva anche per queste due menti fuori dal comune e, sul più bello, avvenne qualcosa di inaspettato. Un’esplosione invase la sala dove Moloch stava compiendo il rito. All’interno di questa fiamma emerse una creatura enorme, mostruosa, dagli occhi rossi fuoco, che distrusse il torrione dove il rito aveva luogo e si allontanò spargendo morte e distruzione per la città e, successivamente, nella campagne circostanti. Quanto a Moloch, il suo corpo fu trovato smembrato ed agonizzante tra le macerie del torrione. Pare che lo scioccato imperatore Aerus abbia guardato il cadavere con disprezzo ed abbia semplicemente commentato “non hai saputo seguire i tuoi stessi insegnamenti, e adesso la pagheremo tutti!”.

Un terribile mostro in libertà

L’incidente causato da Moloch a Dragonia portò scompiglio in tutto il continente. Da quel giorno numerosi villaggi dell’Impero e della Federazione Ribelle furono attaccati da questa mostruosa ed enorme creatura. A poco valsero le spedizioni militari portate avanti da entrambe le parti, dal momento che questo essere manifestava una forza quasi divina, ben oltre le possibilità degli eserciti a disposizione. Fu durante l’ultimo di questi attacchi che il mostro si rivolse ad un gruppo combinato di milizie imperiali e ribelli e gridò con voce tonitruante: “Portatemi Mata, o vi ridurrò tutti in cenere!”. Dopodichè spiccò il volo, si diresse verso una catena montuosa, e per un breve tempo non fu più avvistato. Nessuno sapeva come interpretare queste parole, ma era chiaro che questo essere non avrebbe tardato a manifestarsi ancora se le sue richieste non fossero state soddisfatte.

Il nome Mata era sconosciuto alla gente del continente. Non appariva nè negli archivi imperiali, nè nelle biblioteche di Tarmush o di altre città della Federazione Ribelle. Chiaramente non si trattava di un personaggio storico, o di una leggenda antica, altrimenti ve ne sarebbe stata traccia. Qualcuno azzardò che non si trattasse di una persona, ma di un oggetto o un ingrediente raro. Tuttavia, anche nei trattati di alchimia e stregoneria il termine non appariva. Non avendo più idee su come procedere, i sacerdoti del Tempio di Dragonia provarono ad interrogare i Grigoni, per sapere come contrastare questa creatura o come quantomeno identificare tale Mata. Tuttavia, il responso degli aruspici gettò tutti nello sconforto, dal momento che i Grigoni stessi non poterono dare la risposta a nessuno di questi quesiti.

Quasi per disperazione, l’arcimago Severus Lockenwood propose di compiere un rito di invocazione. “Che sia persona o oggetto” disse ai colleghi “sappiamo che questa Mata ha un nome. Probabilmente è di origine soprannaturale e, conseguentemente, la sua immagine dovrà apparire innanzi a noi”. Così, ad un mese dall’incidente di Moloch, un gruppo composito di maghi provenienti dall’Impero e della Federazione Ribelle, si riunì presso la Torre della Stregoneria di Dragonia per eseguire il rito. Dopo aver creato un magico portale composto di fumi rossi vermiglio, Lockenwood pronunciò delle magiche parole con le quali ordinava a Mata di mostrarsi. Nello stupore generale, apparve una figura femminile d’innaturale grazia e bellezza. Gli occhi argentati emanavano una luce quasi abbagliante, ed i capelli avevano un colore azzurro cielo. Vestiva un abito di seta che cangiava colore ad ogni secondo, e che celava delle forme che avrebbero fatto girare la testa anche alla persona più virtuosa. D’un tratto la figura si voltò lentamente in direzione del portale. Accortasi di essere spiata pronunciò qualche parola magica con la quale spezzò l’incantesimo, e la sua immagine scomparve. Seguì un lungo periodo di silenzio nel quale i maghi si guardarono l’un l’altro cercando di dare un senso a quanto visto. D’un tratto, Cheq’ra Tarigg, un mago di Tarmush noto più per la sua eleganza che per le sue abilità magiche, si avvicinò a Lockenwood e disse “io so chi è quella donna”.

Il Demone del Fuoco e la Dea dell’Amore

Il suo vero nome era Mata Dixon e da circa sei mesi viveva a Tarmush sotto il nome di Laryssa. Nessuno sapeva da dove fosse giunta, ma il suo arrivo nell’isola destò un certo scalpore, dal momento che ella aveva portato con sé carri colmi di oro e pietre preziose. Il governatore, abbacinato dalla sua bellezza ed opulenza, la fece cittadina onoraria, e le concesse di installarsi in uno dei palazzi più sontuosi della città. I suoi festini erano leggendari in tutta la Federazione Ribelle, e pare che grandi dignitari da tutte le isole facessero gara per ingraziarsi i suoi favori. Non sorprende, quindi, come mai una persona come Cheq’ra Tarigg, assai più attento alle mondanità che allo studio, l’avesse facilmente riconosciuta attraverso il portale. Così, poco tempo dopo il rito, una delegazione di soldati fece irruzione del palazzo dove abitava la ragazza, e la condussero presso la sede governo, al doppio cospetto del Governatore di Tarmush e dell’Imperatore Aerus IV. Costoro chiesero alla donna di chiarire chi fosse, come mai un mostro proveniente da chissà dove la cercasse ossessivamente, e soprattutto perché lei non avesse detto niente anche quando era chiaro che il mostro voleva lei. Con estrema freddezza, la donna raccontò la seguente storia.

“Io non vengo da questo mondo. Ne esiste un altro nel quale io dominavo incontrastata come una Dea. La popolazione dei Saikamar che calpestava quelle terre mi venerava e rispettava, ed io in cambio donavo loro benessere, libertà ed amore eterno”. Mentre parlava, la figura femminile cominciò ad irradiarsi di luce, mostrando la sua origine soprannaturale. “Ma non ero l’unica divinità di quel mondo, ve ne era un’altra. Un essere cupo, enorme, prepotente e lussurioso. Si chiama Adenazballath o, come dicono i suoi seguaci dall’intelletto ridotto, semplicemente Ade. Egli dominava nelle profondità della terra, amava il buio ed il fuoco, mentre ignorava me ed i Saikamar che vivevano sotto la luce del sole. Ma un giorno Ade uscì dalla grotta che delimitava il suo regno, osservò il mondo di fuori, e mi vide mentre mi lavavo nell’acqua di un torrente. Fu preso da un profondo desiderio al punto che corse verso di me per cingermi. Io lo scacciai e gli ordinai di rientrare nel suo regno. Così fece, ma non durò a lungo. Poco tempo dopo egli uscì nuovamente dalla grotta con un potente esercito di demoni al suo seguito, e mosse guerra a tutto ciò che incontrava. Ne seguirono secoli terribili, dove il mondo fu dilaniato dalla guerra tra Ade che mi inseguiva, ed io che scappavo e mi difendevo. In seguito a questo, le lande un tempo meravigliose e fertili furono devastate e contaminate. I Saikamar furono decimati, e quei pochi che sopravvissero, diventarono cinici e crudeli al pari delle schiere di demoni guidati da Ade”.

Mentre parlava Mata Dixon cominciò a piangere lentamente. “Il paradiso che conoscevo non esisteva più. Ero disperata, afflitta, senza speranza. Finchè, qualche anno fa non scorsi qualcosa di strabiliante. Un misterioso portale si aprì e da esso apparve un individuo col volto mutilato e coperto di tatuaggi. Non era un Saikamar e neppure un demone. Era qualcuno di diverso. Quando lo interrogai, mi disse di chiamarsi Draguluin, e di venire da una dimensione parallela. Così capii che c’era una via d’uscita per me. Se la mia terra e le mie genti erano perdute, potevo ricominciare la vita altrove. Allora mi preparai; studiai la barriera che divideva i mondi e capii che, se una breccia era stata aperta una volta, poteva essere aperta ancora. Infine, sei mesi fa, sfruttai tutto il potere che mi era rimasto, e riuscii a passare dall’altra parte.” Fece una pausa lasciando gli astanti con il fiato sospeso. “Giunsi così nel vostro mondo. Un luogo diverso da quello a cui ero abituata, con le sue genti e le sue divinità. Cercai di vivere come una persona comune, celando la mia identità, senza contestare i Grigoni ed il loro potere. Ma adesso, dopo sei mesi, Ade mi ha ritrovata, e distruggerà anche questo mondo se non verrò consegnata a lui”.

Il Portale

Oltre a raccontare la sua storia personale, Mata Dixon rivelò anche a chi la interrogava la procedura da seguire per liberarsi di Ade e rimandarlo nel suo mondo. La tecnica prevedeva la creazione di un gigantesco portale nel quale attirare l’orrenda creatura. Una volta entratovi, sarebbe stato necessario compiere un difficile incantesimo per sigillarlo, e liberarsi definitivamente del mostro. Tali riti sarebbero normalmente al di fuori delle capacità dei comuni mortali, ma lei era una Dea. Nulla le era sconosciuto, e poteva istruire gli stregoni sulla corretta procedura da compiere. Così, una mattina di autunno, ai piedi di una grande catena montuosa a nord-est da Dragonia, una delegazione di stregoni capeggiati da Mata Dixon e Severus Lockenwood si radunò per mettere in atto il piano. La Dea, con voce melodiosa ma ferma, gridò in direzione delle vette: “Adenazballath, mostrati! Hai chiesto di me e qui mi trovo. Che il mio sacrificio salvi le genti di questo mondo”.

A tal suono si udì un sordo rumore, ed una figura scura emerse dalle vette delle montagne avvicinandosi sempre di più verso il gruppo. Come convenuto, Lockenwood e gli altri stregoni cominciarono il rito, parlando sottovoce e compiendo minuti gesti con le dita per non essere visti dalla creatura. In pochi minuti Ade giunse ai piedi del monte. Era possente ed orrendo, al punto che molti dovettero forzarsi di tenere gli occhi bassi e non pensare a lui. Da parte sua, l’essere guardava Mata con prerplessità. Poi con voce gracchiante e tenebrosa le chiese: “e da quando tu ti preoccupi del benessere dei mortali?”. La domanda destò qualche perplessità tra gli astanti, ma non vi fu tempo di interrogarsi, dal momento che l’incantesimo era pronto ad essere lanciato.

Tutti gli stregoni puntarono le dita verso il mostro pronunciando una serie di parole misteriose. Ade sgranò gli occhi mentre si rendeva conto di essere immobilizzato. Dietro a lui emerse un gigantesco portale. Era immenso, enorme e profondissimo. Forse addirittura troppo grande per Ade, dal momento che avrebbe consentito il passaggio di un esercito. Con profonda concentrazione, tutti gli stregoni tentarono di usare le loro parole magiche per spingere la creatura dentro quel passaggio e liberare così la loro terra. Ma Ade non si mosse. Invece, dal portale emersero schiere di cavalieri in armatura nera. Montavano delle creature chimeriche, mezze leone e mezze aquila. La loro pelle era invisibile al punto che a tratti sembrava che l’armatura si reggesse sul niente. Ade, voltata leggermente la testa, ebbe tempo di gridare “I Cavalieri del Nulla! I Saikmar! Distruggeranno tutto anche qui!”. La scena era talmente surreale che gli stregoni interruppero il rito che stavano compiendo, consentendo ad Ade di riprendere il controllo dei suoi movimenti. “Dannata Dea! Quanti mondi sei disposta a distruggere pur di negarti a me?!” disse con rabbia. Quindi, spiccò il volo e partì.

Nel frattempo, l’esercito dei Saikmar continuava ad uscire dal portale, fino a che d’un tratto emerse un grande cocchio nero, cesellato in avorio ed argento. Sopra di questo vi erano due seggi riccamente adornati, ma solo uno di loro era occupato. Seduto vi stava un individuo calvo, con il volto tatuato, ma gli occhi vivi e penetranti dai quali emergevano sprizzi di luce. I maghi lo osservarono attentamente cercando di capire chi fosse. Erano passati decenni da quando era stato visto l’ultima volta, ma qualcuno lo riconobbe: “È Draguluin!” disse d’un tratto Lockenwood “È tornato dal suo esilio!”.

Mata Dixon cominciò a ridere, si avviò verso il cocchio, e si sedette sul posto vacante. Davanti ad una folla più sbigottita che impaurita, lei baciò appassionatamente Draguluin, a cui disse a voce alta: “Come avevi predetto, questi individui si fanno manipolare come delle marionette”. In uno stato di panico, tutti cominciarono a scappare in modo disordinato, mentre i cavalieri Saikmar sguainarono le loro spade cominciando ad inseguirli, ed uccidendoli uno ad uno.

Epilogo

A quella strage si salvò solo Cheq’ra Tarigg, che fece tempo a teletrasportarsi a Dragonia e a raccontare ad un incredulo Aerus IV quello che era successo. A posteriori gli eventi apparvero chiari a tutti. Draguluin e Mata Dixon volevano conquistare Te’Rha, ma da soli non potevano aprire un portale abbastanza grosso da far passare tutto l’esercito. Solo la Dea riuscì a passare, ed attese il momento propizio per coinvolgere un numero sufficiente di stregoni. Con uno stratagemma, e con l’aiuto dell’inconsapevole Moloch, tale momento avvenne il giorno in cui Ade apparve sul continente. Del resto non vi era modo migliore che sfruttare un demone stupido, scornato da un rifiuto amoroso, e con una potente forza distruttiva. Tanto si erano adoprati per liberarsi di quel mostro e adesso, a causa delle loro azioni avventate, una condanna ancora peggiore si era avventata sulle loro terre.

 

[riadattamento della storia del vecchio shard di Te’Rha da parte di Vandor. Testo originale qui.]

La Storia Continua...

La Caduta dei Grigoni.

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